Amelia, sessantadue anni, divorziata, è sempre stata la più bella. Ha affrontato tutta la sua vita armata solo di rimmel e rossetto. Il ruolo di madre e nonna non le si addice, anche se ha una figlia adorabile e una splendida nipotina. Un giorno, il suo toy boy le mormora una frase apparentemente innocua, che però lei non riesce più a dimenticare. Sei ancora bellissima. Di fronte a quell'ancora, Amelia decide che è giunto per lei il momento di imparare a fare a meno dello sguardo degli altri, perché prima o poi quello verrà meno a prescindere dalla sua volontà.
In cerca di conforto, si rifugia nella casa in montagna della sua ex suocera, in mezzo ai boschi e alla neve. Ed è proprio durante una nevicata che incontra Adriano, un montanaro che vive in uno chalet isolato. Il volto scavato, la barba folta, e gli occhi più scintillanti che Amelia abbia mai visto...
- Salve Linda, la sua carriera lavorativa è cominciata scrivendo programmi radiofonici, per poi passare a produzioni televisive e teatrali, fino ad approdare, da ultimo, nel mondo della narrativa: quale di queste esperienze le ha dato maggiori soddisfazioni e a cui vorrebbe continuare a dedicare, maggiormente, il suo tempo e la sua passione?
Salve, innanzi tutto vi ringrazio per l’intervista. Non posso negare che il successo ottenuto come autrice di programmi televisivi, che hanno avuto all’epoca una vasta risonanza mi ha dato e continua a darmi grandi soddisfazioni, soprattutto perché sono stati considerati come innovativi nel campo della scrittura satirica. Il mondo della narrativa però mi consente di approfondire tematiche che mi coinvolgono personalmente molto di più e in questo momento della mia vita scrivere romanzi è un regalo per cui sarò sempre grata a Lidia Ravera. Scrivere storie romantiche a lieto fine, anche con la dovuta leggerezza, è un’avventura più intima, crea un legame con le lettrici o i lettori, produce riflessioni e soprattutto mi auguro induca a coltivare speranze e sogni, reagendo positivamente, stimolando l’immaginazione. È il messaggio della collana: abbiamo un Terzo tempo davanti, usiamolo! Per questo vorrei continuare a narrare storie, con tutta la mia passione.
- Visti i numerosi impegni che ha legati al mondo della scrittura e di tutte le altre produzioni di vario genere che hanno caratterizzato la sua vita lavorativa, oltre che, ovviamente la sua vita privata, come organizza il suo tempo durante le sessioni di scrittura?
La mia vita lavorativa è sempre stata intrecciata con la mia vita privata. Ho un compagno, due figli, ora grandi, e una nipotina e ho sempre cercato di non trascurarli per il lavoro. Ho imparato a concentrarmi anche nella confusione e ad assorbire la vita quotidiana non come qualcosa di alieno, di distante dall’espressione creativa, ma come una produttiva fonte di ispirazione. Senza la vita, le sue esperienze, nel bene e nel male, non esisterebbe la scrittura. Ricordo che insieme alle mie colleghe abbiamo ideato il programma “La TV delle Ragazze” in cucina, riportando tutto il nostro vissuto, anche quello più banalmente casalingo. Scrivo in cucina anche adesso. Non è la classica “Torre d’avorio” e penso di essere più portata a descrivere le persone comuni, piuttosto che inventare situazioni straordinarie in cui farei più fatica ad identificarmi.
Hai una sorta di giornata tipo in cui si impone orari ben definiti per scrivere oppure, semplicemente, quando si sente ispirata?
Ho imparato a scrivere su commissione, perché i programmi, sia radiofonici che televisivi, dovevano andare in onda e non potevano aspettare che fossi ispirata. Per scrivere è sicuramente indispensabile il talento, ma è soprattutto un mestiere. Quando ho una scadenza immediata scrivo finché non ho finito, anche di notte, altrimenti cerco di scrivere alcune ore tutti i giorni, perché ho capito che i romanzi richiedono una cura quotidiana e se li abbandoni, anche per pochi giorni, “si vendicano”: perdi lo stile, il filo narrativo, il cuore dei personaggi.
- Amelia, protagonista del suo romanzo "Ancora bella" inserito nella collana "Terzo tempo", è una donna che è sempre stata bellissima ed affascinante, capace di ammaliare gli uomini con uno sguardo, ma ad un certo punto della sua vita comprende che essere "ancora bellissima" non le basta più, ha bisogno di altro, di armarsi di coraggio, smettere di ricercare gli sguardi altrui e di amarsi un po' di più. Immagino che sia stato complesso riuscire a caratterizzare così bene questa protagonista, e perciò mi piacerebbe sapere quanto si sente legata ad Amelia? Cosa condividete?
Con l’Amelia “bellissima e affascinante” non condivido niente. Purtroppo o per fortuna non sono mai stata così. Non mi sono ispirata a me stessa, ma ad un’amica. Con l’Amelia che perde la sicurezza fondata sul suo aspetto invece condivido lo smarrimento, la debolezza e la ricerca di altre fonti generatrici di forza interiore per reagire alla solitudine. Il personaggio di Amelia è un po’ una metafora: finché sei giovane, sei attraente, poi quando inesorabilmente invecchi, devi trovare altri motivi per piacerti e per piacere, concentrarti sugli altri e meno su te stessa. C’è tutto un mondo da scoprire.
- Da ultimo, vorrei sapere quali sono le cose che la ispirano e la spingono a creare storie nuove e se si è già prefissata dei nuovi obiettivi per questo anno che è ancora all'inizio.
Scrivere è diventata una tale passione che qualsiasi cosa mi venga raccontata o qualsiasi esperienza nuova potrebbe entrare a far parte di un romanzo. Tutto diventa una suggestione, un’immagine raccontabile, significativa. Penso che avvenga la stessa cosa per tutti coloro che hanno l’occasione, direi il privilegio, di poter scrivere. Ho già scritto un nuovo romanzo basandomi su un viaggio che ho fatto la scorsa estate. E confesso che già sto pensando al prossimo. Ormai non riesco più a smettere! Vorrei anche scrivere di nuovo una commedia per il teatro, nell’auspicio che si possa tornare alla piena produttività che la pandemia ha limitato.
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